Indicazioni di metodo per tradurre e comprendere con più facilità i testi latini. I.

Salve e un piacevole inizio di serata,

ho pensato potesse essere utile condividere con voi, qui sul mio blog, alcune indicazioni di carattere teorico-pratico per la traduzione della lingua latina. Le ho raccolte nel corso dei miei anni di insegnamento e di studio. Spero possano interessarvi e aiutarvi ad affrontare con più facilità e disinvoltura lo studio di questa magnifica lingua.

Per prima cosa, vorrei osservare che in latino l’ordine delle parole non è così importante come in italiano e che può variare con molta più libertà. Infatti, mentre nella lingua italiana la posizione di un vocabolo spesso ne indica la funzione logica, in latino tale funzione viene espressa grazie alla terminazione. Nonostante questa differenza fondamentale, però, anche in latino è possibile individuare tendenze e consuetudini, per così dire, che si riscontrano frequentemente nella disposizione e nell'ordine delle parole che compongono una proposizione. Ecco le principali:

  • il verbo si trova di solito alla fine della frase, mentre il soggetto è spesso all’inizio. Es.: Sicilia pulchra est. Trad.: La Sicilia è bella;
  • l'attributo è spesso posto prima del termine a cui si riferisce, mentre il nome del predicato e il complemento predicativo si trovano di norma vicino alla copula o al verbo. Es.: Sicilia pulchra est. Sicilia pulcherrima tota est. Trad.: la Sicilia è bellissima tutta;
  •  il complemento di specificazione è spesso (anche se non sempre) collocato prima del sostantivo cui si riferisce. Es.: lagonae collum. Trad.: il collo della bottiglia;
  • il latino non ha articolo; l’italiano, invece, ha l’articolo definito, l’indefinito, il partitivo oppure non ne usa nessuno. Traducendo dal latino, ogni volta, si deve scegliere tra:


1)      Sicilia insula est.                           La Sicilia è un’isola (articolo indefinito)
2)      Insula Sicilia pulchra est.           L’isola di Sicilia è bella (articolo definito)
3)      Lego violas in horto.                    Colgo le viole nel giardino/colgo delle viole nel
giardino/colgo viole nel giardino.    
In tale scelta (articolo definito/indefinito, partitivo, nessun articolo) il contesto è fondamentale e aiuta;
  •  l’apposizione, che viene collocata soprattutto dopo il termine a cui si riferisce oppure inclusa tra due virgole, può essere a sua volta accompagnata da un’ulteriore determinazione (attributo o complemento di specificazione o altro) con cui forma un gruppo appositivo. In latino è nello stesso caso del nome cui si riferisce. Es.: Mercurius, alatus nuntius deorum, ad Aeneam venit. Trad.: Mercurio, l’alato (attributo) messaggero degli dei (compl. di specificazione), si presenta da Enea;
  • l’apposizione che accompagna un nome proprio è per lo più posposta. Es.: Marius tribunus. Trad.: il tribuno Mario;
  •  l’apposizione non ripete la preposizione propria del complemento del nome a cui si riferisce l'apposizione stessa. Es.: Venio cum Caio, amico (apposizione) meo. Trad.: vengo con Tullio, il mio amico (prima di amico, apposizione, non viene ripetuta nuovamente la preposizione cum);
  •  gli appellativi geografici ("urbs", "insula", "oppidum", ecc.) che determinano un nome proprio hanno la funzione di apposizione. In latino, pertanto, l'appellativo geografico e il nome proprio sono espressi nello stesso caso. Es.: Insula Sicilia templa antiquissima habet. Trad.: l’isola di Sicilia ha templi antichissimi. In questo caso, in italiano l'appellativo geografico ("l'isola", nell'esempio) funge da soggetto, mentre il nome proprio del luogo, preceduto dalla preposizione “di”(“di Sicilia” nell'esempio) corrisponde ad un complemento di denominazione in italiano;
  • il predicato concorda di regola con il soggetto, mentre si accorda con l'apposizione, se questa è rappresentata dall'appellativo di un nome geografico. Es.: Corioli, oppidum Volscorum, captum est (e non "capti sunt") (il participio passato "captum" che compone, insieme a a "est", il perfetto indicativo passivo alla terza persona sing. del verbo "capio", al genere neutro, è concordato con l'apposizione - appellativo di nome geografico- "oppidum", che è al nominativo neutro singolare in questa frase. Il verbo non concorda con il soggetto, rappresentato dal nome geografico "Corioli, Coriolorum" (città di Corioli), un pluralia tantum della seconda declinazione.
Buono studio e alla prossima post/lezione!:-)

Elena.

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