Eccomi ancora con un post dedicato allo studio del latino ed ai metodi di traduzione di questa magnifica lingua.
Oggi, in particolare, vorrei fornirvi qualche consiglio di carattere teorico e pratico sull'uso del dizionario. Faccio riferimento e rielaboro le indicazioni suggerite da Giuseppe De Micheli, un noto esperto di lingue classiche, autore di molti manuali di ottimo livello dedicati a queste discipline.
A pagina 61 del volume Cotidie legere (casa editrice Principato, Milano), a cui vi rimando e che vi consiglio per lo studio, l'autore elenca i principali accorgimenti da seguire per utilizzare in modo intelligente e utile il dizionario latino. Li riporto qui, in parte modificandoli:
1) imparare a conoscere il linguaggio del vocabolario, che può presentare caratteri di diversa tipologia (chiaro, nero, corsivo, tondo), abbreviazioni, numerazione, simboli e sigle. Molte di queste caratteristiche sono comuni o si assomigliano in tutti i dizionari, mentre altre sono proprie e particolari di ciascuno di essi. Le abbreviazioni, i simboli e le sigle sono descritti e riportati nelle prime pagine del dizionario stesso;
2) osservare come vengono riportate le parti del discorso variabili, se, ad esempio, con le parole intere, per esteso, oppure con trattini e desinenze: in particolare il nome, l'aggettivo e il verbo, sia nella sezione del latino, sia in quella dell'italiano. Se vengono utilizzati trattini e desinenze, può essere utile esercitarsi ad identificare e a leggere i lemmi (nomi, aggettivi e paradigmi dei verbi);
3) osservare la numerazione posta davanti a un lemma, in cifre arabe o romane, che serve a distinguere gli omografi e, all'interno di uno stesso lemma, i diversi gruppi di significati. Il numero che distingue gli omografi di norma nella sezione dal latino all'italiano si trova posto davanti al lemma; dall'italiano al latino, invece, si può trovare posto dopo il lemma in apice, cioè in alto a destra, come un esponente;
4) osservare i segni di quantità posti sulle vocali, segni che possono acquistare valore semantico, cioè possono determinare la distinzione tra i vari omografi.
Vediamo alcuni esempi.
1. lābor,-ĕris, lapsus sum, lābi, 3 dep. intr., scivolare verbo
2. lăbŏr, -ōris, m., fatica. sostantivo
1. mālus, -a, -um, cattivo aggettivo
2. mālus, -i, m., albero (della nave) sostantivo
3. mālus, -i, f., melo sostantivo
1. pŏpŭlus, -i, m., popolo sostantivo
2. pōpŭlus, -i, f., pioppo sostantivo
1. occĭdo, -is, occĭdi, occasum, occĭdĕre, 3 intr., cadere verbo
2. occīdo, -is, occīdi, occīsum, -ĕre, 3 tr., uccidere verbo
1. līmō, di traverso, obliquamente avverbio
2. līmo, -as, -avi, -atum, -are, 1 tr., limare (da lima, lima) verbo
3. līmo, -as, -are, 1 tr., infangare (Plaut.) (da limus, fango) verbo
4. Līmo, -ōnis, m., Prato (titolo di un'opera perduta di Cicerone, Svet.) sostantivo
Analogamente, dall'italiano si può osservare che parole come "popolare" e "consolare" possono essere verbi (frequento, consolor) o aggettivi (popularis, consularis); "piacere" e "potere" possono essere verbi (placeo, possum) o sostantivi (voluptas, potestas); "verso" può essere usato come sostantivo (versus), preposizione (in, ad, erga) o verbo (fundo); "passo" come sostantivo può indicare il movimento delle gambe (gradus), o un passaggio (aditus, transitus), ma può essere anche un aggettivo (= appassito, passus) o un verbo (transeo); "fresco" può essere un sostantivo (frigus) o un aggettivo (frigidus), ecc.
Al prossimo post con ulteriori consigli!!:-)
Elena.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.